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Il Piemonte è la Regione d'Italia con il maggior numero di castelli, che ammontano ad alcune centinaia. Sul territorio dellʼATCTO5 vi sono quelli della cosiddetta collina torinese, dalla quale lʼAmbito prende il nome. Furono edificati in varie epoche per contrastare gli eserciti nemici e per la difesa dei feudi, godettero quasi sempre di autonomia e, quando lo stato Sabaudo si consolidò con Emanuele Filiberto (1528-1580), per un certo periodo cinte e roccaforti vennero mantenute perché utili alla tutela del nuovo Stato. È il caso di ricordare: Bardassano (Gassino), Arignano, Casalborgone, Cavoretto, Chieri, Cinzano, Vernone (Marentino), Montaldo Torinese, Pavarolo, Rivalba, San Sebastiano Po, Sciolze e la fortezza di Verrua Savoia (storicamente molto importante, ma ormai ridotta a un rudere).
Castello di Bardassano Gioiello artistico medievale della collina perfettamente conservato, si trova nei pressi di Gassino, 18 km a nordest di Torino. È di antichissima costruzione (XI sec.) e la tradizione vuole vi abbia svernato l'imperatore Barbarossa dopo la distruzione di Chieri (1156). Nel corso degli anni subì alcuni restauri. Una scala marmorea conduce al cortiletto interno in stile rinascimentale con un antico pozzo, mentre al pianterreno esistono alcuni fastosi saloni con soffitti in legno. Lʼarredamento, le decorazioni interne e gli eleganti dipinti risalgono al Seicento.  Il castello di Bardassano
Castello di Sciolze Una volta, in Piemonte, si usava dire Va a Siosse! (Va' a Sciolze!) per mandare al diavolo una persona. Il significato dellʼimprecazione, ormai inusuale, è probabilmente da attribuire al fatto che in passato al castello di Sciolze, ovvero di San Severino, venivano eseguite sentenze capitali. La frase significa pertanto Vai afarti impiccare!.
La Rocca di Verrua Savoia e il suo territorio Il primo documento riguardante Verrua è il noto diploma dell'imperatore Ottone III del 7 maggio 999, con il quale vengono confermati a Leone, vescovo di Vercelli, i beni territoriali precedentemente appartenuti al vescovado. Dalla lettura del documento, risulta che alcuni borghi e territori, tra cui Verrua, fossero già stati donati al vescovo Liutvardo di Vercelli (880-887). Tuttavia, occorre rilevare che il diploma è stato probabilmente costruito o modificato dallo stesso vescovo Leone, per ottenere quei possedimenti confiscati ai seguaci di Arduino d'Ivrea. 7 aprile 1027: Verrua viene confermata al vescovo di Vercelli. 1095-1111: Gregorio di Verrua è vescovo di Vercelli. 1° gennaio 1144: Enrico, nobile o borghese di Verrua, viene investito della prepositura del collegio canonicale a Vercelli. 1151: il vescovo di Vercelli Uguccione riacquista Verrua, venduta dall'intruso Gregorio. 17 ottobre 1151: Verrua viene riconfermata alla chiesa vercellese. 1159: un contingente militare di Federico Barbarossa viene ospitato nel castello. 1167 ca.: Federico Barbarossa assedia e distrugge il castello. 1° giugno 1186: Verrua viene confermata al vescovado vercellese. 1191: successiva riconferma alla chiesa vercellese. 6 aprile 1243: il legato pontificio cede tutte le terre al comune di Vercelli, eccetto Verrua. 1° dicembre 1248: l'imperatore Federico II concede Verrua al marchese di Monferrato. 1297-1300: Goffredo di Challant è designato come castellano di Verrua. 1305: occupazione del castello di Verrua da parte del principe Filippo d'Acaia. 28 aprile 1316: investitura del castello concessa a Simone Avogadro di Collobiano. 25 agosto 1316: accordo sulle decime stipulato a Verrua tra Aimone, priore di Crea e Guglielmo, priore della chiesa di Sant'Eustorgio di Serralunga. 22 maggio 1318: atto stipulato nella chiesa di Santa Maria della Valle (Vallegiolitti), in presenza del sacerdote Vercello, rettore di tale chiesa per la definizione dei confini tra Verrua e Villamiroglio. 1319-1328: Verrua viene fortificata a spese del vescovo di Vercelli. 1328: Verrua viene concessa in feudo a Emanuele Avogadro di Collobiano. 1348: Luchino Visconti ottiene l'investitura della Rocca con Crescentino. 8 settembre 1364: Verrua e Crescentino sottoscrivono un trattato di pace. 1377: il vescovo di Vercelli, Giovanni Fieschi, cede Verrua al conte Amedeo VI di Savoia. 1° febbraio 1378: lega del comune di Verrua con il conte Amedeo VI di Savoia per cinque anni. 6 marzo 1379: lega del comune di Verrua col conte Amedeo VI di Savoia per venticinque anni. 14 giugno 1387: assedio da parte del marchese di Monferrato Teodoro II Paleologo. 4 febbraio 1389: definizione dei confini tra Verrua e Crescentino. 13 settembre 1399: investitura di una casa con adiacenze, situata a Verrua, concessa dal conte Amedeo VIII di Savoia a favore di vari componenti la famiglia Avogadro di Collobiano. 1405: assedio di Verrua da parte del soldato di ventura Facino Cane. 4 dicembre 1473: rideterminazione dei confini tra Verrua e Crescentino, con l'intervento di Antonio Campione, delegato dalla duchessa Iolanda, in cui si richiama l'atto del 4 febbraio 1389. Il colle e la Basilica di Superga La Basilica di Superga è stata edificata per soddisfare un voto che Vittorio Amedeo II fece davanti alla statua della Madonna delle Grazie in un momento difficile per il regno sabaudo. Nel 1706 Torino era assediata dalle truppe francesi. Luigi XIV, nella sua grande ambizione, mirava a trasformare il Piemonte in una provincia francese, ma trovò una ferrea resistenza da parte del duca Vittorio Amedeo II. La storia narra che il 2 settembre 1706 il Duca, con il Principe Eugenio, salì sul colle di Superga per esaminare, da quell'altura, il campo di battaglia. Successivamente entrarono nella chiesetta che fungeva da parrocchia per pochi fedeli di Superga. Davanti alla statua della Madonna il Duca fece un voto: se avesse ottenuto la vittoria sui francesi, avrebbe fatto innalzare in quel luogo una grande chiesa in suo onore. Scesi dal colle, i due principi misero in esecuzione il loro piano di battaglia. La mattina del 7 settembre iniziarono i combattimenti. Lo scontro fu terribile e massacrante, ma l'esercito piemontese ebbe la meglio e quello francese fu definitivamente sconfitto. Torino era libera, il Piemonte manteneva la sua libertà. Il duca Vittorio Amedeo II di Savoia, assunta la corona di Sicilia e poi di Sardegna, nel 1717 poneva la prima pietra del glorioso Tempio votivo in onore della Madre del Salvatore - Salvatrice di Torino. Era stato necessario abbassare il colle di 40 m, dopo avere demolito la chiesa preesistente, ceduta al Sovrano dal Comune di Torino. Il progetto della Basilica e del palazzo venne affidato all'architetto messinese abate Filippo Juvarra, che ne fece un capolavoro. Il tempio fu ultimato e aperto al pubblico, dopo un lavoro di quattordici anni, il 1° novembre 1731. Al suo interno, l'austera e solenne cripta sepolcrale che contiene le tombe di Casa Savoia, è stata ideata dall'architetto Francesco Martĺnez, nipote del Juvarra, e realizzata in collaborazione con gli architetti Bosio, Ravelli e Rana, negli anni 1773-1778. Essa fu inaugurata dal Re Vittorio Amedeo III, nipote del fondatore della Basilica. È situata esattamente sotto il Presbiterio del Tempio: vi si accede per un ampio corridoio e uno scalone di marmo posto a sinistra della Basilica. Il colle di Superga è famoso anche per la cosiddetta tragedia di Superga: lʼincidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949 nel quale perse la vita l'intera squadra del Grande Torino. Lʼaereo che trasportava la squadra di ritorno da Lisbona si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della Basilica. Le vittime furono 31.  La Basilica di Superga
Il Duomo di Chieri Chieri e il suo Duomo
Conosciuta in epoca medievale come la Città delle cento torri delle famiglie nobili (oggi quasi tutte abbattute, mozzate o inglobate negli edifici), divenne famosa a livello europeo per la produzione del fustagno e la coltivazione del gualdo, che imprimeva alle stoffe una caratteristica colorazione azzurra. A partire dall'Ottocento si specializzò nell'industria tessile, oggi drasticamente ridimensionata, che divenne il "cuore" pulsante della sua economia arrivando a impiegare oltre metà dei suoi abitanti. Il Duomo di Chieri, uno dei più grandi edifici gotici del Piemonte, sfoggia una maestosa facciata in cotto, impreziosita da un elegante portale sormontato dalla peculiare e slanciata ghimberga. Conserva al suo interno uno stupendo coro ligneo e pregevoli tele del Seicento. Sono poi di assoluto rilievo l'antica cripta e la cappella Gallieri, interamente affrescata, in cui sono conservati i reliquiari del Tesoro del Duomo, preziosa testimonianza storica e devozionale. Nell'annesso battistero, sorto sul sito di costruzioni di epoca romana, sono da vedere il quattrocentesco ciclo di affreschi e la splendida statua lapidea della coeva Madonna del Melograno, oltre al polittico Tana e al fonte battesimale di poco posteriori. LʼAbbazia di Santa Fede a Cavagnolo Situata in una piccola valle tra vigneti e boschi l'Abbazia fu voluta dai monaci Benedettini di Saint-Foy-de-Conques (Alvernia-Francia). Fu edificata verso la metà del XII secolo in prossimità del santuario dedicato a Santa Fede, la fanciulla martirizzata sotto Diocleziano nel 303 ad Agen, in Francia. Oggi è uno dei più rappresentativi monumenti romanici del Piemonte. Dal 1584 al 1728 fu custodita d amministrata dai Priori Commendatari. Nel secolo scorso, in seguito alle soppressioni, fu venduta all'asta. La facciata ha un bellissimo portale a forte sguancio con colonnine e capitelli scolpiti, archivolto strombato, architrave e lunetta ornata di un rilievo e due semicolonne laterali. Nell'interno, a tre navate, si può ancora ammirare l'abside centrale. Nel 1881 fu acquistata dal sacerdote del Cottolengo Don G.B. Frattini e dal 1895 è proprietà dei Padri Maristi. Nelle sue pertinenze possono essere ospitate sino a 60 persone.
Lʼosservatorio Astronomico di Pino Torinese LʼOsservatorio Astronomico di Torino ha oltre 250 anni di storia. La tradizione fa risalire la sua origine al 1759, quando il re Vittorio Amedeo III di Savoia diede a Giovanni Battista Beccaria l'incarico di determinare l'arco di meridiano locale, ovvero il Gradus Taurinensis. Gli strumenti astronomici usati per queste misure diventarono il primo nucleo dell'Osservatorio, che a quel tempo era situato in un palazzo nel centro della città. Vi rimase fino al 1912, quando venne spostato sulla collina di Pino Torinese. La scuola astronomica di Torino iniziò con lo studio della meccanica celeste formulata da Joseph Louis Lagrange, che fondò l'Accademia delle Scienze di Torino. L'astrometria classica, la geodesia e la planetologia costituirono il principale campo di attività astronomico a Torino per molto tempo, fino al XX secolo.
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